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Categorie: Archeologia, Arte
Secondo piano
Gli arredi e i paramenti liturgici raccolti in questa sala, provengono, oltre che dalle principali chiese del centro storico, anche da vari edifici religiosi sparsi nel territorio ascianese. La maggior parte degli oggetti, turiboli, calici, ostensori, reliquiari, pianete, cibori, appartengono ad un ampio periodo che va dal XVI al XIX secolo. Al ‘400 invece, risale una Pace con il Cristo in pietà, manufatto che veniva baciato dai fedeli durante le cerimonie religiose per scambiarsi, appunto, un segno di pace. All’uscita dalla sala, è presente la grande statua lignea settecentesca di S. Agata, che in passato veniva condotta in processione dalla comunità nel giorno della sua festa, il 5 febbraio.
La sala espone delle importanti tele dipinte che in passato erano custodite nelle maggiori chiese di Asciano. Si tratta di opere realizzate principalmente nel ‘600 da artisti del calibro di Rutilio Manetti, con la sua Visione di San Felice da Cantalice, Bernardino Mei e Francesco Nasini, autori di due Crocifissioni. L’unica tela settecentesca, datata 1723, rappresenta un San Lorenzo che risana un bambino; quest’opera fu realizzata da Donato Creti, uno tra i migliori pittori attivi in quel periodo a Bologna.
In un angolo dell'ingresso della sala, troviamo una piccola statua in marmo alabastrino raffigurante Giovanna d’Arco e tradizionalmente ritenuta un'opera giovanile dello scultore Luigi Magi, nato ad Asciano nel 1804. Tuttavia, recenti studi hanno rivelato che l’opera è in realtà di Giovanni Magi, suo nipote. Giovanni, artista meno noto, lavorava nella bottega di Tito Sarrocchi, ma la sua carriera fu interrotta dalla morte prematura, lasciando questa scultura tra le poche testimonianze del suo talento. Un’opera delicata, che racconta una storia familiare e artistica di grande fascino La sala, infine, è arricchita da una teca dedicata agli allestimenti temporanei degli oggetti che sono conservati nel deposito del museo e che, normalmente, non sono esposti al pubblico.
Appena si entra nella sala, l’attenzione viene subito catturata dalla straordinaria Natività della Vergine, un’opera che domina l'ambiente con la sua bellezza. I colori intensi e la raffinatezza dei particolari creano un'atmosfera affascinante e coinvolgente. La composizione tripartita mostra San Gioacchino, Maria neonata e Sant'Anna, con eleganti richiami alla vita quotidiana del Quattrocento. Sopra la scena, si trovano pannelli con la Dormitio Virginis, la Madonna dell’Umiltà e i Funerali della Vergine. In passato, la tavola veniva attribuita al misterioso Maestro dell’Osservanza, ma, grazie a nuovi dati documentari, è stato possibile risolvere l’enigma, riconoscendo nella figura di Sano di Pietro il vero autore del dipinto.
Questa sala inaugura la Sezione Archeologia del museo, dedicata alla storia dell’Alta Valle dell’Ombrone, ben illustrata dal plastico che ne rappresenta il territorio. Ad accoglierti, un elegante cratere a figure rosse ritrovato nella necropoli di Poggio Pinci, opera del cosiddetto "Pittore di Asciano”.
Qui è esposta una preziosa selezione di oggetti provenienti dalla tomba A della necropoli del Poggione (Castelnuovo Berardenga), probabilmente collegata all’aristocratica residenza di Poggio Tondo e all’insediamento di Cetamura. La sepoltura, databile tra la fine del VII e il VI secolo a.C., rivela dettagli sulla vita e lo status dell’epoca. Accanto ai resti di un uomo e di una donna, sono stati ritrovati ricchi corredi: armi, vasellame in bucchero e bronzo per l’uomo; strumenti da filatura e contenitori per profumi e altre sostanze preziose per la donna. Tra i reperti spiccano contenitori in bucchero con iscrizioni in etrusco e raffinati oggetti in avorio, come un pettine riccamente decorato. Il carro in legno e ferro, protagonista della Sala 21, completa questa affascinante scoperta.
Questa sala introduce al Tumulo del Molinello, segnalato negli anni ’40 del Novecento da Guglielmo Maetzke e successivamente indagato con campagne di scavo negli anni ’60 e ’80. Costruito su un banco di travertino, il tumulo ha un diametro di 38,6 metri e contiene tombe databili tra il VII e il I secolo a.C. Tra i ritrovamenti spiccano frammenti di statue, oggetti in bronzo e altri metalli preziosi, vari contenitori in bucchero e ceramica etrusco-corinzia.
Scoperto nella tomba A della Necropoli del Poggione a Castelnuovo Berardenga, questo carro è uno degli oggetti più rari e preziosi della collezione. Dopo un lungo restauro, è stato ricostruito sulla base dei frammenti trovati e del confronto con altri esemplari simili. Si tratta di un carpentum, un carro dell’élite etrusca, utilizzato per spostamenti e cerimonie, che possedeva anche un valore simbolico-religioso, rappresentando un mezzo di passaggio verso l’Oltretomba.
In questo spazio è possibile osservare il plastico ricostruttivo del tumulo del Molinello, e approfondire alcune informazioni sulla necropoli, prima di prendere le scale e raggiungere la sala successiva.
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