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Categorie: Archeologia
Terzo piano
Le tombe più recenti, Tomba A e Tomba F, frequentate dal III al I sec. a.C., hanno restituito numerose urne cinerarie con inscritto il nome della famiglia Marcni. Al loro interno furono rinvenuti anche vari oggetti deposti a corredo, come vasellame, strigili in ferro, una moneta di bronzo e lucerne fittili.
Con questa sala si conclude la presentazione della necropoli del Molinello. E’ dedicata ad Anna Talocchini, che negli anni '60 avviò gli scavi e selezionò personalmente i materiali esposti dalle tombe A, B, C, D ed E, riconoscendone l'importanza. Tra i reperti esposti, vi sono frammenti in ceramica attica a figure nere e etrusco-corinzia, vari oggetti in bronzo, e alcuni particolari elementi decorativi in terracotta a forma di testa d'ariete, e a testa femminile coronata.
La sala, con il suo bel plastico, presenta la Necropoli di Poggio Pinci scoperta nel 1957 ad alcuni chilometri da Asciano. Indagata a più riprese sino agli anni ‘80 del secolo scorso, la necropoli è composta da 9 tombe a camera scavate nel travertino, databili dal V al I secolo a.C. Nella sala è esposto il corredo della Tomba I, dove si distinguono soprattutto due coppe, una a vernice nera, e una, molto elegante, in ceramica aretina. Sullo sfondo sono posizionate, simulando la disposizione al momento della scoperta, le varie urne cinerarie della Tomba II.
Nella sala è esposto il ricco corredo proveniente dalla tomba II, la più antica del sito, databile tra il V e il I secolo a.C. Le varie iscrizioni presenti nelle urne cinerarie consentono di attribuire la tomba alla famiglia Hepni. Tra i reperti del corredo troviamo oggetti in bronzo, come colini, recipienti, specchi incisi, strigili decorati e un “graffione” in ferro. Le ceramiche comprendono pezzi pregiati come un cratere a figure rosse, raffigurante una figura alata (Lasa), di probabile produzione vulcente e alcune coppe con decorazioni sovradipinte. Sono presenti inoltre forme in vernice nera, in ceramica aretina, lucerne, unguentari e ossuari in terracotta con iscrizioni etrusche.
In questa sala è esposto il corredo della tomba III, databile tra il IV e III secolo a.C. Il corredo si distingue soprattutto per la presenza di vari recipienti in ceramica a figure rosse, importati da Volterra, ai quali va aggiunto il cratere attribuito al cosiddetto “Pittore di Asciano” che apre la sezione “Archeologia” nella sala 18. Sono presenti inoltre ceramiche a vernice nera, tra cui una piccola forma miniaturistica funzionale alle finalità rituali, un graffione in ferro e una preziosa coppia di orecchini d’oro.
L’ultima sala dedicata alla necropoli di Poggio Pinci, espone i reperti delle tombe IV e V, databili tra il IV e il I secolo a.C. Dalla Tomba IV provengono alcuni oggetti in ceramica tra i quali spicca una coppa raffigurante un cigno sovradipinto in rosso. Vari sono anche i materiali in metallo come situle, colini e attingitoi in bronzo; al corredo maschile appartengono una punta di lancia e uno strigile. mentre a quello feminile uno specchio con figura alata (Lasa) e degli orecchini d'oro. In età augustea nella tomba furono deposti una lucerna decorata e un dado da gioco in pietra calcarea. Dalla Tomba V provengono alcune ceramiche a figure rosse come un recipiente a forma di anatra e diversi oggetti in bronzo, tra cui due brocche con teste di Gorgone nell’attacco dell’ansa.
Qui sono esposte le copie di tre elmi a maschera in bronzo, rinvenuti nel 1955 nella cava "Le Querciolaie", presso Serre di Rapolano e oggi conservati a Firenze. L’utilizzo degli elmi, databili alla prima metà del II secolo d.C., è ancora incerto ma si ipotizza che fossero impiegati in tornei o eventi sacri. L’esemplare più completo raffigura il volto di Dioniso giovane, con una benda e una corona di edera e bacche.
L'ultima sala di Palazzo Corboli, che ospita anche l'ultimo piano della casa-torre medievale, espone reperti significativi dell'insediamento di Campo Muri. Tra questi ci sono un’antefissa figurata, frammenti di lastre di vetro, colonne e una meridiana in travertino. Trovano spazio anche una ricostruzione del tetto in laterizi e alcune tubature in piombo. Molto interessanti sono i materiali archeologici che documentano le ultime fasi di occupazione del sito, ovvero alcune ceramiche da mensa, di epoca tardoantica, rivestite dal caratteristico ingobbio rosso, e diverse monete.
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